La nascita della scienza moderna in Europa by Paolo Rossi

La nascita della scienza moderna in Europa by Paolo Rossi

autore:Paolo Rossi
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2014-12-31T23:00:00+00:00


9. Filosofia meccanica

Necessità della immaginazione

Nell’età che va da Copernico a Newton sono presenti sia le macro-scienze sia le micro-scienze. Le prime, per esempio l’astronomia planetaria e la meccanica terrestre, hanno a che fare con proprietà e processi che possono essere, più o meno, direttamente osservati e misurati. Le seconde, per esempio l’ottica, il magnetismo, le teorie sulla capillarità, sul calore, sui mutamenti chimici, postulano invece delle micro-entità che vengono dichiarate di principio inosservabili (Laudan, 1981: 21-22). Galileo, Cartesio, Boyle, Gassendi, Hooke, Huygens, Newton parlano tutti di entità che possiedono proprietà radicalmente diverse da quelle dei corpi macroscopici che costituiscono il mondo della quotidianità. In questo contesto, le metafore e le analogie esercitano una funzione centrale.

Nella filosofia meccanica la realtà viene ricondotta a una relazione di corpi o particelle materiali in movimento e tale relazione appare interpretabile mediante le leggi del moto individuate dalla statica e dalla dinamica. L’analisi viene dunque ricondotta alle condizioni più semplici e viene realizzata mediante un processo di astrazione da ogni elemento sensibile e qualitativo. Fatti appaiono ­alla scienza solo quegli elementi del mondo reale che vengo­no raggiunti sulla base di precisi criteri di carattere teorico. L’interpretazione dell’esperienza avviene (come tan­te volte è stato rilevato) sulla base di tesi prestabilite: la resistenza dell’aria, l’attrito, i differenti comportamenti dei singoli corpi, gli aspetti qualitativi del mondo reale vengono interpretati come irrilevanti per il discorso della filosofia naturale o come circostanze disturbanti delle quali non si tiene (e non si deve tenere) conto nella spiegazione del mondo. I fenomeni nella loro particolarità e nella loro immediata concretezza, il mondo delle cose che si incontrano tutti i giorni e anche il mondo delle cose «curiose e strane» al quale si erano volti con tanta curiosità e desiderio di stupire i naturalisti e i cultori di magia del Rinascimento, non esercita più alcun fascino sui sostenitori della filosofia meccanica.

Dato che le parole non hanno alcuna somiglianza con le cose che esse significano – si domanda Cartesio – perché la natura non potrebbe avere stabilito un segno che ci dà la sensazione della luce pur non avendo in sé nulla di somigliante a tale sensazione? Il suono, assicurano i filosofi, è una vibrazione dell’aria, ma il senso dell’udito ci fa pensare al suono e non al moto dell’aria. Allo stesso modo il tatto ci fa concepire idee che non assomigliano affatto agli oggetti che le producono. L’idea del solletico non assomiglia affatto a una piuma che passa sulle labbra. Proprio questa non-somiglianza conduce di necessità a elaborare o immaginare un modello. Ciò che ci appare come «luce» è in realtà un movimento rapidis­simo che si trasmette ai nostri occhi attraverso l’aria e altri corpi trasparenti. Questo modello viene costruito e reso comprensibile attraverso un’analogia con un cieco del quale si può dire che vede facendo uso del suo bastone.

Accanto a quella del cieco che fa uso del suo bastone (che spiega la trasmissione istantanea della luce) le analogie che sostengono l’ipotesi meccanica sono, nella Dioptrique, quella del vino che esce dal



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